(100% Prodotti senza glutine) spedizione in Italia gratuita sopra i 49,90 €

Articolo a cura di Mara Serra – Psicologa clinica

L’alga spirulina: un superfood ricco di proprietà nutrizionali

Il cibo e le sue “relazioni emotive”

Dalla nascita e per tutta la nostra vita, il cibo rappresenta un bisogno primario di noi esseri umani, e come tale la sua soddisfazione è indispensabile per la sopravvivenza.

Ma per noi è solamente un bisogno primario, oppure attorno ad esso girano dei valori simbolici condivisi da tutti?

Il cibo rappresenta, per ognuno di noi, un momento di sviluppo, di condivisione, di apprendimento, di relazioni sociali, d’amore, uno strumento che ci mette in relazione con l’altro.

L’esempio per eccellenza è, sicuramente, il bambino che viene allattato dalla propria madre. Alla base del nutrimento materno c’è una relazione d’amore, una ricerca da parte della madre di soddisfare il bisogno primario del proprio figlio, ma anche la ricerca di soddisfare il proprio bisogno di cura, dietro cui ci sono molteplici aspetti emotivi che, se non soddisfatti, potrebbero generare della frustrazione. Sempre in questo scambio c’è una relazione di gioco, di conoscenza…

Cosa succede quando nelle nostre relazioni ci viene fatta una diagnosi di celiachia?

Ecco che un invito a cena fuori con l’uomo/donna che ci piace, un invito a pranzo di lavoro, nostro figlio che è stato invitato ad un compleanno, ci fa chiudere in noi stessi, ci fa isolare, rifiutare. Non sappiamo come gestire l’ansia, non sappiamo riconoscerla, non sappiamo gestirla. Ansia di essere visti diversi perché questa malattia è limitante nelle relazioni “culinarie”, gli altri potrebbe non accettare il fatto che non si può andare al ristorante più in voga del momento, ma si deve andare in un ristorante lontanissimo per mangiare una “semplice” pizza, ecco che arrivano anche i sensi di colpa.

Ansia di non riuscire a rispettare le indicazioni terapeutiche, perché anche se i miei amici hanno optato per una cena a casa, in cui prepareranno qualcosa che posso mangiare, forse potrebbero utilizzare delle pentole o dei piatti che precedentemente sono venuti a contatto con altri ingredienti contenente glutine.

Ecco che ci ritroviamo a dire “No, grazie!”, “Mi dispiace, ho un altro impegno!

Da un punto di vista medico, dobbiamo rispettare una dieta che elimini gli alimenti che contengono glutine, ma noi viviamo in Italia, leader in tutto il mondo per la pasta e la pizza, come possiamo affrontare questo cambiamento nella nostra vita? Dobbiamo convivere con frustrazione, ansia e sensi di colpa?

Ecco che la terapia da intraprendere è quella di tipo comportamentale fin dall’inizio della diagnosi. Affrontare, così, il nostro sentirci “guastafeste”, la frustrazione e l’ansia che si genera quando dobbiamo rinunciare al cibo che contiene glutine. Con l’aiuto dello psicologo si può riuscire a ricostruire l’immagine di sé in modo da non intaccare qualitativamente il proprio stile di vita e accettare, con la leggerezza che merita, quell’invito ci verrà fatto.

Letture consigliate

Il cibo e le sue “relazioni emotive”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *